Chi ha inventato e da dove arriva il gioco degli scacchi?
Ecco le origini di una pratica antichissima tra storia e leggenda.
Gli scacchi hanno circa 1500 anni e, tuttora, sono un gioco diffusissimo. La prima versione del gioco risalirebbe al VI secolo e sarebbe nata in India. Simulazione “pacifica” di uno scontro tra due eserciti, si diffuse con il nome di chaturanga. Non si sa chi l’abbia inventato, ma circola la leggenda di un uomo di nome Sessa (o Sissa), che presento? il gioco a un principe indiano. L’aneddoto divenne cosi? celebre da essere rievocato anche da Dante nella Divina Commedia.
Leggende a parte, sappiamo che, tramite i mercanti, il gioco si diffuse nel VII secolo in Persia. Lo stesso nome “scacchi” ha origini persiane, derivando dalla parola shah, “re” (“scacco matto” viene invece da shah mat, “re sconfitto”). A rimanere affascinati dal gioco furono poi gli arabiche, dal X secolo, lo introdussero nell’area mediterranea, a partire dall’Italia e dalla Spagna.
Gli scacchi per lo sviluppo sostenibile
Questa nobile arte è ormai da tempo considerata molto più che un semplice passatempo. Basti pensare che l'ONU annovera il gioco degli scacchi tra le attività in grado di «cambiare le prospettive, i pregiudizi e i comportamenti, nonché di inspirare le persone, abbattere le barriere razziali e politiche, combattere la discriminazione, stemperare i conflitti e, di conseguenza, contribuire a promuovere l'educazione, lo sviluppo sostenibile, la cooperazione, la sostenibilità, l'inclusione e la salute ad ogni livello, locale, regionale e internazionale».
La leggenda del bramino: tra astuzia e matematica
Come accennato all'inizio dell'articolo, secondo alcuni il gioco degli scacchi venne inventato in India intorno al VI secolo. C'è una leggenda che attribuisce questa invenzione ad un geniale bramino indiano che desiderava risollevare lo spirito del suo tristissimo re , afflitto dalla morte del figlio in guerra.
Questo giovane sacerdote - i bramini sono proprio gli appartenenti alla casta indiana dei religiosi - provò infatti a divertire il sovrano mostrandogli una battaglia simulata attraverso piccole statuineintagliate che, attraverso una serie di mosse, strategie e sacrifici, riproducevano la lotta per la cattura del re avversario. Il maharaja, incuriosito, finì per appassionarsi al gioco, tanto che volle ricompensare il bramino.
«Chiedi quello che vuoi» disse il benevolo re e il giovane allora avanzò una strana richiesta: un chicco di grano per la prima casella della scacchiera, due chicchi per la seconda casella, quattro per la terza e così via. All'inizio al re sembrò una richiesta molto modesta ma poi, accortosi che le caselle erano in tutto 64, si rese conto che in base a quel calcolo non sarebbero bastati i raccolti dei prossimi ottocento anni per soddisfare quel desiderio.
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